Traduzione dell’Estratto del Sermone del venerdì da Hazrat Khalifatul Masih V (Che Allah lo abbia in gloria e lo benedica) del 1° febbraio 2019.

Il 1° febbraio 2019, Hazrat Khalifatul-Masih V (che Allah lo aiuti) ha pronunciato il sermone del venerdì nella moschea di Baitul Futuh a Londra, Regno Unito.

Dopo aver recitato il Tashahud e Surah Al-Fatiha, Hazoor Anwar (aa) ha così espresso:

“Hazrat Abu Huzaifah bin Utbah. Il suo titolo era Abu Huzaifah. I nomi Hushaim, Haashim, Qais, Hissal, Issal e Miqsam sono anch’essi a lui attribuiti. Sua madre era conosciuta con il titolo di Umme Safwan ed il suo nome era Fatimah bin Safwan. Egli aveva un’alta statura ed un bellissimo aspetto. Aveva accettato l’Islam prima ancora che il Santo Profeta (sa) andasse a Darul Aqram. Fu tra coloro che per primi accettarono il Santo Profeta (sa). Abu Hufaizah fu martirizzato nella battaglia di Yamamah, che fu combattuta contro Musailimah Kazab durante il califfato di Hazrat Abu Bakr (ra). Hazrat Abu Huzaifah prese parte ad entrambe le migrazioni in Abissinia mentre sua moglie, Hazrat Sahlah bint Suhail anch’ella migrò assieme a lui.
Siccome i musulmani vennero perseguitato dai Meccani, emigrarono in Abissinia. Molti musulmani, sotto indicazione del Santo Profeta (sa), iniziarono anch’essi preparazioni segrete per migrare. Questa catena di migrazioni ebbe inizio in una maniera, tale che, in definitiva il numero di immigrati in Abissinia raggiunse il centinaio, diciotto dei quali erano donne. Pochissimi musulmani rimasero a Mecca con il Santo Profeta (sa). Alcuni storici indicano questo fenomeno come “La Seconda Migrazione in Abissinia”. Ci fu una prima migrazione, e successivamente un altro gruppo di seguaci li raggiunse. Parimenti, quando in seguito il permesso fu concesso per la migrazione a Medina, Abu Huzaifa e Hazrat Salim, che era il suo schiavo liberato, emigrarono entrambi a Medina. Essi migrarono prima in Abissinia e ritornarono nello stesso periodo. La loro seconda migrazione fu verso Medina, dove entrambi stettero nella casa di Hazrat ‘Abbad bin Bishr. Il Santo Profeta (sa) formò un legame di fratellanza tra Hazrat Abu Huzaifah e Hazrat ‘Abbad bin Bishr. Hazrat Abu Huzaifah anch’egli partecipò alla spedizione di Hazrat ‘Abdullah bin Jahsh”.

Hazoor (aba) presenta nei dettagli lo sfondo della spedizione di Abdullah bin Jahsh come menzionato in “Seerat Khatamun Nabiyyin”:

“Uno dei capi di Mecca chiamato Kurz bin Jabir bin Fihri, con molta astuzia, assieme ad una compagnia dei Quraish, improvvisamente razziò un pascolo di Madina che si trovava a sole tre miglia dalla città e fuggì con cammelli, scorte, ecc, appartenenti ai musulmani. Non appena il Santo Profeta (sa) ricevette la notizia di ciò, nominò Zaid bin Ḥarithah (ra) come Amir in sua assenza e si mise all’inseguimento insieme ad un gruppo di Compagni. Il Santo Profeta (sa) lo inseguì fino a raggiungere Safwan, un’area vicino a Badr, ma Kurz riuscì a fuggire. Quella di Ghazwah [spedizione] è anche conosciuta come Ghazwah Badratul-Ula. Naturalmente, l’improvviso attacco di Kurz bin Jabir aveva terrorizzato molto i musulmani, e dato che i capi della Mecca minacciarono continuamente di attaccare Madina e di voler distruggere completamente i musulmani, i musulmani furono molto apprensivi in quell’incidente.  

Per ottenere informazioni sui preparativi della guerra contro i musulmani, il Santo Profeta (sa) formò un gruppo di otto uomini dalle varie tribù dei Quraish e nominò il suo cugino paterno, Abdullah bin Jaḥsh (ra) come comandante di questo partito. Dopo la loro partenza, il Santo Profeta (sa) gli consegnò una lettera sigillata e gli disse (spiegando la direzione del viaggio): “Questa lettera contiene le istruzioni necessarie per voi. Quando percorrerai una distanza di due giorni da Madina, apri la lettera e agisci in accordo con le istruzioni stipulate”. Come tale, Abdullah (ra) e i suoi compagni partirono dal comando del loro Maestro. Quando viaggiarono per una distanza di due giorni da Medina, Abdullah (ra) aprì la lettera del Santo Profeta (sa), le cui istruzioni erano le seguenti: “Vai alla Valle del Nakhlah tra la Mecca e Ṭa’if, ottieni informazioni sui Quraish e torna con le notizie da essi”.

Inoltre, poiché una missione di ricognizione così vicina alla Mecca fosse un compito molto delicato, in fondo a questa lettera, il Santo Profeta (sa) scrisse che dopo che l’obbiettivo della missione fosse reso noto, se qualcuno tra i suoi compagni si fosse reso titubante nell’accompagnare questo gruppo e desiderasse tornare indietro, allora sarebbe stato loro concesso farlo. Abdullah (ra) lesse questa guida ai suoi compagni che all’unanimità affermarono: “Ci presentiamo felicemente a questo servizio”. Quindi, tale partito si diresse verso Nakhlah. Sa’d bin Abi Waqqas (ra) e ‘Utbah bin Ghazwan (ra) persero i loro cammelli in rotta e si separarono dai loro compagni. Nonostante i loro sforzi, non furono in grado di ricollocarli.

A questo punto, il partito fu lasciato con solo sei persone. (Questi sei procedevano con il compito a portata di mano). Questo piccolo gruppo raggiunse Nakhlah e si impegnò nel lavoro assegnato (ossia, l’ottenere informazioni sulle intenzioni dei miscredenti della Mecca e scoprire se avessero l’intenzione di attaccare Medina). Durante questo periodo, alcuni membri della tribù dei Quraish, che viaggiava da Ta’if alla Mecca, riconobbero questi musulmani e decisero di attaccarli. Mentre i Quraish stavano pianificando questo attacco, il partito dei sei musulmani si consultò sul da farsi. Basandosi sui fatti che non vollero mettere a repentaglio la loro missione di ricognizione, e che i musulmani credevano che il mese sacro (quando i combattimenti alla Ka’ba sono proibiti) sarebbe iniziato il giorno seguente, questo gruppo di sei musulmani alla fine decise che la carovana doveva essere attaccata, e la gente della carovana doveva esser presa prigioniera o altrimenti uccisa.

Pertanto, lanciarono un attacco in nome di Allah e, come risultato, un uomo, il cui nome era “Amr bin Al-Hadrami” fu ucciso, e due furono fatti prigionieri. Tuttavia, il quarto individuo riuscì a fuggire e i musulmani non furono in grado di arrestarlo (Quindi, la decisione di catturarli o ucciderli non ebbe successo nella sua interezza). In seguito, i musulmani presero i beni e la carovana. Dal momento in cui l’uomo appartenente alla tribù di Quraish riuscì a fuggire e le notizie di questo conflitto avrebbero inevitabilmente raggiunto Mecca in fretta, Abdullah bin Jahsh (ra) e i suoi compagni tornarono rapidamente a Medina con il bottino.

Quando il Santo Profeta (sa) scoprì che i compagni avevano attaccato la carovana, fu estremamente contrariato e disse loro: “Non vi ho dato il permesso di combattere durante il mese sacro”. Si afferma quindi che rifiutò di accettare il bottino di guerra enunciando “non accetterò nulla da questo”. Inoltre, Abdullah (ra) ed i suoi compagni provarono estremo rimorso e vergogna. Fu scritto che: “Pensavano che a causa del loro dispiacere nei confronti di Dio e del Suo messaggero, erano stati rovinati” (Divennero estremamente preoccupati). Anche gli altri compagni li rimproverarono e dissero: “Avete fatto ciò che non vi è stato ordinato, ed avete combattuto durante il mese sacro, anche se non vi è stato ordinato di combattere in questa campagna”.

Durante questo periodo, due uomini della tribù di Quraish arrivarono a Medina per chiedere di rilasciare i loro due prigionieri (Coloro che furono catturati dai musulmani a Nakhlah). Tuttavia, fino a quel momento, Sa’d bin Abi Waqqas (ra) e ‘Utbah (ra) non erano ancora tornati (i loro cammelli si erano persi e di loro non v’era alcuna traccia). Quando i Quraish arrivarono per liberare i loro prigionieri, il Santo Profeta (sa) rifiutò di restituirli fino a quando entrambi [Sa’d bin Abi Waqqas (ra) e ‘Utbah (ra)] non sarebbero ritornati. Egli disse: “quando i miei uomini raggiungeranno Medina in sicurezza, rilascerò i vostri prigionieri”. Pertanto, quando entrambi raggiunsero Medina, il Santo Profeta (sa) liberò entrambi i prigionieri per un riscatto. Tuttavia, tra questi due prigionieri, un individuo fu così profondamente colpito dalle alte qualità morali del Santo Profeta (sa) e dalla verità dell’insegnamento islamico durante la sua permanenza a Medina, che anche dopo la sua liberazione, rifiutò di tornare a Mecca, e si unì ai servi del Santo Profeta (sa). Fu alla fine martirizzato a Bir’e-Ma’unah. Il suo nome era Hakam bin Kisan (ra).

Per ciò che riguarda Abu Huzaifah (ra), suo padre, cugino e nipote furono uccisi mentre combattevano con i miscredenti durante la Battaglia di Badr. Tuttavia, Hazrat Huzaifah (ra) dimostrò grande pazienza e pur rimanendo soddisfatto della volontà di Dio Onnipotente, espresse la sua gratitudine a Lui per l’aiuto che aveva concesso in favore del Santo Profeta (sa), ovvero la vittoria nella Battaglia di Badr. Hazrat Abu Huzaifah (ra) fu in grado di partecipare in tutte le battaglie a fianco del Santo Profeta (sa), e fu martirizzato all’età di cinquantatré o cinquantaquattro anni nella battaglia di Yamana durante il califfato di Hazrat Abu Bakr Al-Siddiq (ra).

[Hazoor in seguito dedica l’ultima parte del suo Sermone ad un nobile membro della Jama’at morto pochi giorni prima.]

“Ora parlerò di un servitore di lunga data e membro nobile della Jama’at che è morto pochi giorni fa. Il suo nome è Professor Sau’d Ahmad Khan Sahib Delvi. È morto lo scorso 21 gennaio, secondo la volontà di Dio. Certamente, ad Allah apparteniamo e a Lui faremo ritorno. Suo padre, Hazrat Muhammad Hassan Ahsaan Delvi era un compagno del Messia Promesso (as). Allo stesso modo, suo nonno paterno, Hazrat Mahmood Hassan Khan Sahib, un insegnante in Patiala, era anch’egli un compagno del Messia Promesso (as). Il Messia Promesso (as) ha elencato il suo nome tra i nomi dei suoi 313 compagni al numero 301. Nel suo libro squisito, Siraaj-e-Muneer, il Messia Promesso (as) ha elencato il suo nome nell’elenco di coloro che offrirono la Chanda per l’ospitalità ed il cibo per gli ospiti. Il Professor Sau’d Khan Sahib dedicò la sua vita per la comunità Ahmadiyya nel 1945. Ottenne un B.A. Honoris Causa in persiano ad Aligarh. Tra il giugno del 1946 e l’ottobre del 1949 Sau’d Khan Sahib insegnò nella scuola superiore di Ta’lim ul-Islam (Insegnamento dell’Islam) in Qadian. Dall’ottobre 1949 trascorse alcuni mesi insegnando lingua inglese nella Jami’a Ahmadiyya. Nel 1950 Hazrat Khalifatul Masih II (ra) lo inviò in Ghana nell’Africa occidentale per rendere servizi alla sua fede. Lì, ha servito come primo vicepresidente della scuola secondaria Ahmadiyya in Ghana. Di qui, il 30 aprile 1950 partì da Karachi e raggiunse Kumasi il 30 giugno. Ciò significa che ci vollero due mesi, i mesi di maggio e giungo per completare il suo viaggio. Ha affrontato difficoltà fisiche e finanziarie estreme durante questo viaggio. Oggi possiamo arrivarci in cinque o sei ore. Il 1° luglio ha iniziò ad insegnare nella scuola media Ahmadiyya.

Il suo nome è in cima alla lista del Tarikh-e-Ahmadiyyat, tra gli otto missionari inviati nell’Africa orientale, nell’Africa occidentale e in Olanda nel 1950. La prima sequenza scritta è “Sau’d Khan Sahib partito da Lahore il 25 Awan 1329AH in Ghana”. Tornò in Pakistan nel 1958 come da istruzioni da Hazrat Musleh Maud (ra) e completò il Master in storia all’Università del Punjab. In seguito, ha completato anche il suo MA in storia. Suo padre, Muhammad Hasan Ahsaan Dehlvi Sahib morì nell’agosto del 1955 mentre Sau’d Sahib era in Ghana. Nel 1961 fu nuovamente nominato per servire in Ghana, dove fu nuovamente abilitato a rendere grandi servigi per la sua fede.

In occasione della Jalsa Salana, furono presi accordi per la traduzione dei discorsi e Sau’d Khan Sahib ebbe l’onore di tradurre il discorso di Hazrat Khalifatul Masih III (ra) in inglese, e fu benedetto con questa opportunità fino all’ultima Jalsa Salana tenuta in Rabwah. Hazoor (aba) ha letto molti estratti dalle lettere di persone che ben conoscevano il Professor Sau’d, illustrando le sue eccellenti qualità di umiltà, duro lavoro, impegno, dedizione, rettitudine e tolleranza estrema. Possa Dio l’Onnipotente sollevare la posizione del defunto, le sue qualità ed attributi erano in realtà ben più elevate di quanto è stato menzionato. Aveva un amore straordinario per la Khilafat e mostrava grande obbedienza. Possa Dio l’Onnipotente permettere anche ai suoi figli e alla futura progenie di rimanere sempre attaccati al Khilafat e la Jama’at. Possa Egli continuare ed elevare il suo status.

Dopo le preghiere del venerdì, condurrò la sua preghiera funebre in assenza”.

Nota: Il riassunto non vuole sostituire il sermone del venerdì di Hazrat Khalifatul Masih V (aa). Ne considera solo alcuni punti. Consigliamo dunque di prendervi il tempo necessario per ascoltare il Sermone del venerdì per beneficiare pienamente della guida illuminata di Huzoor Anwar (aa).

Alislam.it si assume la piena responsabilità per eventuali errori o problemi di comunicazione e la qualità della traduzione italiana di questa sinossi del sermone del venerdì. La versione originale in inglese è disponibile su: https://www.alislam.org/friday-sermon/2019-02-01.html