Traduzione dell’Estratto del Sermone del venerdì da Hazrat Khalifatul Masih V (Che Allah lo abbia in gloria e lo benedica) del 28 giugno 2019.

Il 28 giugno 2019, Hazrat Khalifatul Masih V (che Allah lo aiuti) ha pronunciato il Sermone del venerdì dalla moschea Mubarak di Islamabad, Tilford, Regno Unito.

Dopo aver recitato il Tashahhud, Ta’awwuz e la Surah Al-Fatihah, Hazrat Khalifatul Masih V (aba) ha così espresso:

Vi sono ancora alcuni resoconti su Hazrat Zaid bin Harithah (ra) cui parlerò quest’oggi. In questo mese, Rabi-ul-Akhir 6 A.H., il Santo Profeta (sa) inviò alcuni musulmani dalla tribù dei Bani Sulaim sotto il comando del suo schiavo liberato e figlio adottivo, Zaid bin Harithah (ra). Questa tribù risiedeva nella regione di Najd, in un posto chiamato Jamum, ed era in guerra contro il Santo Profeta (sa) da qualche tempo. Come tale, questa tribù giocò un ruolo significativo anche contro i musulmani nella battaglia del fosso. Quando Zaid bin Harithah (ra) e i suoi compagni raggiunsero Jamum, che si trovava ad una distanza di circa 50 miglia (80km) da Medina, trovarono che era vuota. Tuttavia, furono in grado di scoprire dove si trovasse una parte dei Banu Sulaim. Agendo con discrezione, Zaid bin Harithah (ra) attaccò dove pascolavano con il loro bestiame. Questo attacco improvviso causò la fuga della maggior parte della gente che si disperse ovunque. Ciononostante, i musulmani furono in grado di catturare alcuni prigionieri e alcuni capi di bestiame, che presero e portarono a Mecca.

Non passarono molti giorni dal ritorno di Zaid bin Harithah (ra), quando il Santo Profeta (sa) lo inviò di nuovo a Medina durante il mese di Jamadi’ul-Ula, al comando di 170 compagni per occuparsi di una carovana dei Quraish proveniente dalla Siria. È importante capire il motivo per cui queste carovane venivano intercettate. Queste carovane dei Quraish erano sempre armate e nel viaggio tra Mecca e la Siria passavano molto vicino a Medina, divenendo dunque una minaccia costante. Inoltre, le persone a bordo di queste carovane provocavano le tribù d’Arabia contro i musulmani ovunque passassero. A causa di ciò, una pericolosa miccia di ostilità si accese in tutto il paese contro i musulmani. Zaid bin Harithah (ra) riuscì a raggiungere con successo il luogo chiamato ‘Is’ ed intercettò la carovana, che fece fatta fuggire in fretta. Zaid (ra) riuscì a catturare alcuni prigionieri e prese il carico della carovana, partì per Medina e si presentò davanti al Santo Profeta (sa).

Andrebbe ricordato che queste non erano spedizioni provocatorie, ma erano state schierate solo sulla base dell’ingegno attendibile di una minaccia e della cospirazione di un imminente attacco contro i musulmani a Medina.

Hazrat Zaid bin Harithah (ra) fu inviato in un’altra spedizione a Tarif, ma prima che egli potesse raggiungerla, il popolo di questa tribù fu allertato e si disperse. Dopo una breve attesa di alcuni giorni, Zaid bin Harithah (ra) e i suoi compagni tornano a Medina. In questa spedizione non si verificò alcuna battaglia o ricerca.

Poi ci fu un’altra spedizione di Hazrat Zaid bin Harithah (ra) verso la posizione di Hisma, che si svolse nel Jamadi-ul-Akhir 6AH. Durante questa spedizione, alcuni uomini della tribù, che firmarono un trattato di pace con i musulmani ed accettarono l’Islam, vennero uccisi. Ciò accadde perché Zaid (ra) non era a conoscenza di questo trattato. Il Santo Profeta (sa) ripetutamente espresse il suo dolore per le persone che furono uccise in questa occasione ed ordinò che i prigionieri venissero rilasciati e che il bottino di guerra fosse restituito. Dopo aver ricevuto quest’ordine, Zaid (ra) eseguì immediatamente gli ordini. Quindi, questo era il nobile esempio del Santo Profeta (sa) in relazione all’onoranza verso le proprie alleanze. È possibile che alcune tribù abbiano intenzionalmente preso parte alla battaglia, ma siccome ci fu un malinteso causato dai musulmani, il Santo Profeta (sa) decise di liberarli tutti e restituire le loro ricchezze.

La battaglia di Mu’tah ebbe luogo nell’8 AH. Mu’tah è un posto vicino a Balqa in Siria. Harithah Bin ‘Umair, che faceva parte di una spedizione dell’Islam con il compito di consegnare una lettera al re di Bassora, fu martirizzato nel luogo di Mu’tah. Questo incidente fu molto doloroso per il Santo Profeta (sa). Quando chiamò la gente, il cui numero ammontava a 3000, tutti si riunirono immediatamente a Jurf. Il Santo Profeta (sa) annunciò che Zaid bin Harithah (ra) sarebbe stato il loro comandante. Preparò una bandiera bianca da dare a Hazrat Zaid (ra) e gli disse: “Vai nel luogo cui Harith bin ‘Umair è stato martirizzato e trasmetti il messaggio dell’Islam a quelle persone. Se accettano, allora sarà un bene. Altrimenti, supplica l’aiuto di Allah contro di loro e combattili”.

La battaglia di Mu’tah fu combattuta nell’ 8 AH, durante il mese di Jamadiul Awwal. Hazrat ‘Abdullah bin ‘Umar narra che “il messaggero di Allah (sa) ha nominato Zaid bin Harithah (ra) come comandante dell’esercito durante la Battaglia di Mu’tah e ha detto, ‘Se Zaid viene martirizzato, Ja’far dovrebbe assumere la sua posizione, e se Ja’far viene martirizzato, allora ‘Abdullah bin Rawaha dovrebbe assumere la sua posizione’”. Questo esercito fu anche chiamato ‘Jaishul Umaraa [Esercito dei leader]. Mentre pronunciava queste parole, un ebreo era seduto in sua compagnia. Quest’uomo disse: “Sebbene io non creda che tu sia un profeta, se sei sincero però, nessuno di queste tre individui tornerà vivo, perché qualsiasi cosa pronunciata da un profeta viene certamente soddisfatta”. La saggezza di Allah era tale da decretare che questo incidente si adempì esattamente in quel modo. Hazrat Zaid (ra) fu martirizzato. Quindi, Hazrat Ja’far (ra) prese il comando. Anch’esso fu martirizzato. Quindi, Hazrat ‘Abdullah bin Rawaha (ra) assunse il comando dell’esercito ed anch’egli fu martirizzato. Era quasi normale che il caos si fosse diffuso tra le truppe, ma Hazrat Khalid bin Waleed (ra) prese la bandiera in mano per il volere dei musulmani. Allah concesse la vittoria ai musulmani e ha restituì l’esercito in totale sicurezza. Al momento del suo martirio, Hazrat Zaid (ra) aveva cinquantacinque anni. Il Santo Profeta (sa) guidò la sua preghiera funebre e disse: “O gente! Cercate il perdono per Zaid, è entrato rapidamente nella dimora del paradiso.”

Hazrat Jabala riferisce che fino a quando il Santo Profeta (sa) non si fosse lanciato per una battaglia, non avrebbe dato le proprie armi in mano a nessuno, tranne che a Hazrat ‘Ali (ra) e Hazrat Zaid (ra). Hazrat Jabala menziona in un’altra narrazione che il Santo Profeta (sa) ricevette in dono due selle di cammello. Ne tenne una e diede l’altra a Hazrat Zaid (ra). Hazrat Jabala narra inoltre che il Santo Profeta (sa) fu dotato di due mantelli. Ne tenne uno per sé e diede l’altro a Hazrat Zaid (ra).

L’essenza di ciò che i libri di storia hanno registrato sulla Battaglia di Mu’tah, è che per rispondere alla Battaglia di Mu’tah, il Santo Profeta (sa) preparò un enorme esercito nel mese di Safar, durante l’undicesimo anno successivo alla migrazione, ed in questo mese, il Santo Profeta (sa) incaricò il popolo di prepararsi per la battaglia contro Roma. Il giorno dopo che questo esercito fu radunato, il Santo Profeta (sa) chiamò Hazrat Usama bin Zaid (ra) e, consegnandogli il comando di questa spedizione, gli disse: “Vai verso il luogo dove tuo padre fu martirizzato”. Mentre riguardo alla partenza verso la nazione della Siria, il Santo Profeta (sa) disse: “Quando parti, viaggia veloce e raggiungi il nemico prima che le notizie del tuo avvicinamento raggiungano loro. Poi, per prima cosa l’indomani, attacca il popolo di Balqa (Ahl-e-Ubna)”. Il Santo Profeta (sa) istruì l’esercito dicendo: “radete al suolo questi luoghi con i vostri cavalli, per vendicare Hazrat Zaid”.

Il Santo Profeta (sa) disse inoltre a Usama: “Prendi con te delle guide che possano indicarti la strada, e porta con te anche delle persone che possano svolgere il compito di ricognizione – persone che possano correttamente informarti della situazione e delle circostanze prevalenti nella zona. Possa Dio Onnipotente garantirti successo e farti tornare rapidamente”. All’epoca della battaglia, l’età di Hazrat Usama era tra i 17 e i 20 anni. Il Santo Profeta (sa) legò una bandiera con le proprie mani e disse ad Usama: “Con il nome di Allah, sforzati sulla sua strada e combatti contro colui che nega Dio”. Alcuni individui obiettarono all’idea che un giovane ragazzo fosse stato nominato come Ameer (Leader) al di sopra dei compagni che migrarono con il Santo Profeta (sa) nel primissimo periodo dell’Islam. Quando ne venne a conoscenza, il Profeta di Allah fu molto turbato. Si fermò sul pulpito ed annunciò: “O voi gente, cos’è questa cosa che mi è giunta circa ciò che dite su Usama nominato a capo del vostro comando? Se obiettate sul fatto che io abbia nominato Usama come vostro Ameer, sappiate che allora avete obiettato anche sul fatto che suo padre fu il vostro Ameer prima di lui. Giuro su Dio, che anch’egli possedeva le qualità di leadership (riferendosi a Hazrat Zaid bin Harithah) e dopo di lui, suo figlio possiede in sé le stesse qualità. Era tra coloro che mi erano più cari, ed entrambi (padre e figlio) meritano tutto il bene del mondo”.

Purtroppo, il Santo Profeta (sa) in seguito si ammalò molto e morì il lunedì 12 Rabi-al-Awwal, dopo il tramonto. Dopo la scomparsa del Santo Profeta (sa), la sedizione e l’apostasia si diffusero in tutta l’Arabia. I musulmani erano in una situazione assai terribile. I compagni di spicco suggerirono a Hazrat Abu Bakr (ra) che, a causa della gravità della situazione, di ritardare l’invio dell’esercito di Hazrat Usama (ra) e di inviarlo a qualche tempo dopo. Hazrat Abu Bakr (ra) rifiutò, affermando che anche se le bestie dovessero trascinare il suo corpo in giro, avrebbe comunque inviato questo esercito, in conformità con le istruzioni del Santo Profeta (sa) e avrebbe attuato le istruzioni impartite da lui (sa) e inviato la spedizione come diretto dal Profeta di Allah.

Hazrat Abu Bakr (ra) richiese l’assistenza di Hazrat Umar (ra) a Medina per diverse questioni. Tuttavia, Hazrat Abu Bakr (ra) non lo mantenne di sua iniziativa. Invece, cercò il permesso da Hazrat Usama (ra), ritenendo opportuna la concessione a Hazrat Umar (ra) di rimanere indietro. Hazrat Usama (ra) rispose alla chiamata del Khalifa e permise a Hazrat Umar (ra) di rimanere indietro e stare con Hazrat Abu Bakr (ra).

Alla fine, Hazrat Abu Bakr (ra) consiglio l’esercito con le seguenti parole: “Non mostrate slealtà né rompete la vostra alleanza: non commettete furti, non mutilate alcun cadavere dei nemici; non uccidete bambini, donne e anziani; non tagliate né bruciate le palme da dattero; non ferite le pecore, mucche o cammelli, eccetto quelli da macello per il consumo”. Disse in aggiunta: “Passerete da un popolo che si è ritirato nella chiesa per il culto, lasciatelo in pace. Allo stesso modo, ci saranno persone che vi porteranno del cibo in dei piatti. Se desideraste mangiare da essi, dovreste recitare Bismillah [Nel nome di Allah] prima di mangiare. In seguito, incontrerete sicuramente un popolo che si è rasato la testa nel mezzo del capo ma con ciocche di capelli ai lati. Con loro, dovreste battervi in leggerezza con le vostre spade e poi difendervi. Possa Dio Onnipotente proteggervi da tutte le calunnie e salvaguardarvi dall’epidemia della peste.” Hazrat Abu Bakr (ra) si rivolse quindi a Hazrat Usama (ra) e disse: “Esegui tutti i compiti che ti sono stati assegnati dal Santo Profeta (sa).”

Tramite questa conversazione, mentre Hazrat Abu Bakr (ra) da una parte insegnò a Hazrat Usama le etichette etiche islamiche di guerra – in cui non si può commettere un’ingiustizia contro qualcun altro – dall’altra parte è anche evidente che Hazrat Abu Bakr (ra) era convinto che questo esercito sarebbe stato vittorioso.

È per questo motivo che disse: “Ti verranno concesse vittorie”. Più tardi, questa spedizione dell’esercito fu un successo clamoroso, nessun combattente musulmano fu ucciso e i musulmani guadagnarono una grande quantità di bottino dalla guerra, di cui un quinto fu eliminato ed il resto distribuito fra l’esercito.  La porzione assegnata a chi montava una cavalcatura era il doppio rispetto a quella dei fanti. Dopo la battaglia, l’esercito si accampò proprio in quel luogo per un giorno e poi partì per Medina il giorno successivo. Fu grazie alla risoluta determinazione ed il tremendo coraggio del Khalifa di mandare questo esercito, nonostante i numerosi pericoli interni ed esterni ed alcune accuse. Quindi attraverso il trionfo e il successo, Dio Onnipotente insegnò ai Musulmani la loro prima lezione, che dopo la morte del Santo Profeta (sa), tutte le benedizioni si trovano nell’obbedienza del Khilafat.

Dopo le preghiere del venerdì, condurrò due preghiere funebri in assenza. La prima preghiera funebre è di Siddique Adam Dambia Sahib, che era un missionario in servizio in Costa d’Avorio. Non si sentiva bene da un po’ di tempo e recentemente la sua salute è peggiorata. Successivamente è stato portato all’ospedale militare, dove è deceduto il 14 giugno, ad Allah apparteniamo ed a Lui faremo ritorno. Siddique Ahmad Sahib è nato a Lausangeh, un villaggio della Costa d’Avorio, nel 1950. Accettò l’Ahmadiyyat poco prima del 1977. Oltre a sua moglie, la sua progenie comprende 7 figlie e 2 figli. Dopo aver dedicato la sua vita per i servizi della Comunità nel 1981, viaggiò in Pakistan a piedi con altri due amici. Viaggiarono per circa 1 anno e sopportando le difficoltà del viaggio, arrivarono alla fine a Rabwah nel 1982 ed iniziarono a studiare nella Jami’a Ahmadiyya. Completò i suoi studi nell’anno 1985/86 e poi tornò in Costa d’Avorio. Fino a prima della sua scomparsa, ebbe l’opportunità di servire come missionario in vari paesi dell’Africa occidentale per un periodo di oltre 30 anni. La dialettica di Siddique Adam Sahib era estremamente attraente per la gente del posto che parlava la lingua locale, lo ‘Jula’. Presentava anche programmi alla radio. Questi programmi erano di altissimo livello ed erano molto popolari. Possa Dio Onnipotente concedergli il Suo perdono e la Sua misericordia ed elevare la sua posizione. Possa anche concedere ai suoi figli pazienza e fermezza e permetter loro di progredire le sue buone azioni.

La seconda preghiera funebre è di Mia Ghulam Mustafa Sahib Mirak del distretto di Okara. È morto il 24 giugno all’età di 83 anni. Ad Allah apparteniamo ed a Lui faremo ritorno. Il defunto era Ahmadi dalla nascita e aveva una grande passione per il culto. Era molto regolare nelle preghiere in congregazione, nell’offrire le preghiere del Tahajjud e nel chiamare l’Adhan (chiamata alla preghiera) del Fajr nella sua moschea locale. Svegliava sempre i membri della sua famiglia per il Fajr e Dio Onnipotente gli concesse l’abilità di mantenere i digiuni di Ramadan fino alla sua morte. Aveva grande desiderio per il Tabligh e in qualche modo trasmetteva sempre il messaggio dell’Ahmadiyyat a tutti quelli che incontrava. Possedeva un grande legame d’amore con il Khilafat e ascoltava regolarmente i Sermoni del venerdì, facendoli ascoltare anche ai suoi figli. Possa Dio Onnipotente concedergli la Sua misericordia e il Suo perdono ed elevare la sua posizione. Ghulam Murtaza Sahib, che è un missionario, è impegnato a trasmettere il messaggio di Dio lontano dalla sua patria e non poteva tornare per il funerale. Possa Dio Onnipotente concedergli la pazienza e la fermezza per sopportare questa perdita. Dopo le preghiere del venerdì Insh’Allah, condurrò le loro preghiere funebri in assenza.

Nota: Il riassunto non vuole sostituire il sermone del venerdì di Hazrat Khalifatul Masih V (aa). Ne considera solo alcuni punti. Consigliamo dunque di prendervi il tempo necessario per ascoltare il Sermone del venerdì per beneficiare pienamente della guida illuminata di Hazoor Anwar (aa).

Alislam.it si assume la piena responsabilità per eventuali errori o problemi di comunicazione e la qualità della traduzione italiana di questa sinossi del sermone del venerdì. La versione originale in inglese è disponibile su:  https://www.alislam.org/friday-sermon/2019-06-28.html