Uomini d’Eccellenza: I dediti Compagni del Santo Profeta (sa) – Hazrat Muhammad bin Maslamah (ra) – parte II
Traduzione dell’Estratto del Sermone del venerdì da Hazrat Khalifatul Masih V (Che Allah lo abbia in gloria e lo benedica) del 14 Febbraio 2020.
Il 14 Febbraio 2020, Hazrat Khalifatul Masih V (che Allah lo aiuti) ha pronunciato il Sermone del venerdì dalla moschea di Baitul Futuh, Londra, Regno Unito.
Dopo aver recitato il Tashahhud, Ta’awwuz e la Surah Al-Fatihah, Hazrat Khalifatul Masih V (aba) ha così espresso:
Nell’ultimo sermone ho esposto l’incidente della punizione capitale di Ka’b bin Ashraf per mano di Hazrat Muhammad bin Maslamah (ra). Ho spiegato che le asserzioni per cui a un individuo è concesso di mentire in tre situazioni sono nozioni completamente false e sono basate su interpretazioni errate degli Ahadith. Il Messia Promesso (as) ha reso questo punto evidentemente chiaro nel suo libro Nurul Qur’an (La luce del Corano), dove precisa che senza dubbio l’Islam proibisce categoricamente di mentire.
Il Messia Promesso (as) afferma: “Il Sacro Corano considera il pronunciare falsità simile all’idolatria, come dice Dio Onnipotente, “Evitate dunque l’abominazione di idoli, ed evitate parole false” [22:31]. In un’altra occasione Egli dice: “O voi che credete! Siate rigorosi nel fare giustizia, rendendo testimonianza per amore di Allah, anche se ciò fosse contro voi stessi o contro genitori e consanguinei.” [4:136] Il Messia Promesso (as) inoltre afferma, “…in verità, non c’è alcun Hadith che permetta di dire il falso. Infatti, le parole degli Ahadith sono, ‘Non deviate dalla verità anche se verreste uccisi o messi al rogo per essa.’
Il Messia Promesso (as) afferma: “Invero, in alcuni Ahadith un’indicazione incline alla concezione di Tauriyah può esser trovata; nella terminologia Islamica, la Tauriyah si riferisce ad un annuncio fatto sotto forma di parabola o di allegoria, in modo da poter tenere la questione sotto profilo confidenziale o per altre ragioni, questo può infatti esser interpretato correttamente dalla saggia udienza senza dar nulla al di fuori di esso. Tauriyah, non è Kizb (bugia) nel suo senso letterario, sebbene possa sembrare tale; la Tauriyah è permessa solo sotto circostanze disperate, ma astenersi dalla Tauriyah è visto come un atto di grande eccellenza morale.” Il Messia Promesso (as) inoltre afferma: “In alcuni Ahadith il permesso della Tauriyah può esser trovato in situazioni adottate per riconciliare due musulmani, salvaguardare la propria moglie da qualsiasi discordia o disputa domestica e tener segreti gli affari di una persona dai nemici di guerra. Tuttavia, ciò dev’esser compreso in un senso ben più ampio, dove vi sono altri Ahadith che suggeriscono che la Tauriyah sia in contrasto con gli elevati standard di rettitudine e che la sincera verità è migliore.”
Il Messia Promesso (as) inoltre afferma, “Il Sacro Corano ha mandato maledizioni per coloro che parlano di menzogna. Inoltre, ha affermato che coloro che parlano il falso sono i compagni di Satan… Non solo viene affermato che uno non dovrebbe dire il falso, ma viene detto anche di abbandonare la compagnia di quelle persone e di non esservi amici.”
Ora continuerò con i racconti sulla vita di Muhammad (ra) bin Maslamah. Quando i Banu Nadir tentarono di deviare il Santo Profeta (sa) e complottarono di ucciderlo lanciandogli una macina contro, Dio Onnipotente informò il Santo Profeta (sa) dei loro piani tramite rivelazione. Il Santo Profeta (sa) lasciò l’incontro e si salvò. Più tardi, il Santo Profeta (sa) inviò Hazrat Muhammad (ra) bin Maslamah dagli ebrei per spiegar loro che per via di questi atti di tradimento e tentativi di omicidio avevano violato il patto e sarebbero stati esiliati dalla città di Medina. Agli ebrei furono concessi dieci giorni per lasciare la città.
Questo tentativo di uccidere il Santo Profeta (sa) era uno di una lunga serie di tradimenti e slealtà da parte degli ebrei.
Hazrat Khalifatul Masih V (aba) fornisce un esempio di slealtà da parte dei Banu Quraizah. Nonostante venne narrato in precedenza, tuttavia Hazrat Khalifatul Masih V (aba) lo ha ritenuto opportuno dovuto alla sua importanza storica.
I Banu Quraizah si rivoltarono contro i musulmani durante la Battaglia del Fosso e ruppero il patto di mutua protezione in casi di attacchi esterni. Quando i musulmani ritornarono dalla battaglia, gli ebrei anziché esser dispiaciuti per l’atto di tradimento, tentarono di accendere ulteriormente la situazione chiamando il Santo Profeta (sa) con appellativi e sollevando osservazioni sgradevoli sulle sue mogli e le sue figlie. Quando il Santo Profeta (sa) sentì quello che dissero, disse, ‘Mosè (as) era della loro gente. Eppure, hanno inflitto più sofferenza a lui di quanto ne abbiano inflitta a me.’ Il Santo Profeta (sa), quindi, continuò avanzando verso la zona ebrea della città. Gli ebrei innalzarono le loro difese e si rinchiusero nel loro composto. Alcuni musulmani erano seduti ai piedi di un muro. Una donna ebrea, avendo visto ciò, lanciò una pietra su di essi, uccidendo uno dei musulmani. In seguito a ciò, gli ebrei si rifiutarono di accettare la decisione del Santo Profeta (sa) di esser espulsi dalla città e di esser puniti secondo le leggi della Bibbia, sotto la loro richiesta, da parte di Sa’d bin Mu’adh, capo dei loro alleati, gli Aus.
Avendo elencato gli atti di tradimento da parte degli ebrei di Medina, Hazrat Khalifatul Masih V (aba) spiegò anche la ribellione istigata dalla gente di Khayber.
Il loro leader Abu Rafi fu sentenziato a morte per i suoi atti di tradimento, slealtà e infedeltà. Il Santo Profeta (sa) era il leader democraticamente eletto di Medina e sentenziò Abu Rafi a morte per i suoi crimini atroci. Un gruppo fu inviato per compiere l’esecuzione, e Hazrat Muhammad bin Maslamah (ra) era anch’egli parte di questo gruppo. Abu Rafi venne ucciso da ‘Abdullah bin ‘Atik (ra), che ottenne il permesso di entrare nel suo castello. Quando la moglie venne a sapere dell’accaduto, iniziò ad urlare. ‘Abdullah bin ‘Atik (ra) iniziò a preoccuparsi che altri potessero allertarsi per le urla. In quel momento, sollevò la sua spada per ucciderla, ma poi si ricordò che il Santo Profeta (sa) vietò l’uccisione delle donne e perciò si astenne dal farlo. In seguito, ‘Abdullah bin ‘Atik (ra) scappò via dal castello ed informò il Santo Profeta (sa) della morte di Abu Rafi’. Nel contesto di questa esecuzione, bisogna comprendere che durante quell’epoca, i musulmani erano in uno stato molto frivolo, circondati da avversità in ogni direzione. Era come se l’intero territorio si fosse radunato per annichilire i musulmani. In quei tempi delicati, Abu Rafi incitava le diverse tribù d’Arabia contro l’Islam. La norma dell’epoca era che ogni tribù era libera di difendere sé stessa. I musulmani dovettero fare ciò che poterono per difendersi. In uno stato di guerra, l’uccisione di un nemico per difesa personale è assolutamente giustificabile. Pertanto, in queste circostanze, qualunque atto i compagni abbiamo compiuto fu corretto e prudente allo stesso tempo.
Durante il Califfato di Hazrat Umar (ra), Hazrat Muhammad bin Maslamah (ra) venne nominato per raccogliere la Zakat dalla tribù di Juhainah. Ogni qual volta un reclamo contro i collettori veniva riportata al Califfo, Hazrat Muhammad bin Maslamah (ra) veniva inviato per investigare sul fatto. Hazrat Umar (ra) si fidava immensamente di Hazrat Muhammad bin Maslamah (ra) e lo inviava in diverse aree per risolvere dispute difficoltose. Dopo il martirio di Hazrat Usman (ra), si dice che Hazrat Muhammad bin Maslamah (ra) visse in isolamento e si tenne lontano da qualsiasi tipo di conflitto. Hazrat Muhammad bin Maslamah (ra) passò a miglior vita a Medina forse nel 43 A.H., nel 46 A.H., o nel 47 A.H., ed all’epoca del suo decesso ebbe 77 anni. Marwan bin Hakam (ra), che era l’Amir di Medina all’epoca, guidò le sue preghiere funebri. In alcune narrazioni è anche menzionato che fu martirizzato. Con questo, si concludono i racconti sulla vita di Hazrat Muhammad bin Maslamah (ra).
In seguito alle preghiere del venerdì guiderò le preghiere funebri del rispettabile Taj Din Sahib, figlio di Sadr Din Sahib. Morì il 10 di febbraio all’età di 84 anni. ‘Certamente ad Allah apparteniamo e ad Egli faremo ritorno.’ Con la grazia di Allah L’Onnipotente, il defunto era un Moosi [parte del sistema di Al-Wasiyat]. Quando fu comprato il terreno per Islamabad qui nel Regno Unito nel 1984, Taj Bin Sahib offrì i suoi servigi a Hazrat Khalifatul Masih IV (ra) per essa. In seguito, continuò a servire con estrema sincerità ed altruismo ad Islamabad per 22 anni. Lavorò instancabilmente sin dalla prima Jalsa Salana [Convengo Annuale] tenutasi ad Islamabad, fino all’ultima tenutasi in quell’area, e compii ogni sforzo necessario per portare conforto e leggerezza agli ospiti del Messia Promesso (as). Possedeva tutte le abilità per compiere qualsiasi tipo di lavoro tecnico, ragion per cui spese giorni e notti lavorando in tutte le tipologie di compiti, compresi lavori elettrici, idraulici, sanitari, falegnameria, ecc. Era regolare nell’osservare il digiuno e nell’offrire le preghiere giornaliere, era molto devoto, estremamente educato, obbediente e con una personalità composta. Aveva un legame profondo e sincero con il Khilafat. Era sempre cortese e allegro. Possa Allah L’Onnipotente elargire il Suo perdono e la Sua misericordia e permettere alla sua progenie di eccellere in sincerità e lealtà come egli fece, possa Dio L’Onnipotente conceder loro pazienza e fermezza.
Nota: Il riassunto non vuole sostituire il sermone del venerdì di Hazrat Khalifatul Masih V (aa). Ne considera solo alcuni punti. Consigliamo dunque di prendervi il tempo necessario per ascoltare il Sermone del venerdì per beneficiare pienamente della guida illuminata di Hazoor Anwar (aa).
Alislam.it si assume la piena responsabilità per eventuali errori o problemi di comunicazione e la qualità della traduzione italiana di questa sinossi del sermone del venerdì. La versione originale in inglese è disponibile su: https://www.alislam.org/friday-sermon/2020-02-14.html